VIDEO #9 – IL CONVEGNO SUL METAVERSO DI YOUFM – ELENA LAMBERTI: IL SIGNIFICATO

18.06.2023

📹 9️⃣ IL CONVEGNO SUL METAVERSO
ELENA LAMBERTI: IL SIGNIFICATO

“Vorrei immaginare che il Metaverso, nella nostra quotidianità ci porti a fare un’esperienza concettuale molto diversa, proprio perché noi passeremo dallo storytelling allo storyliving, dal raccontare storie, all’abitare storie”

Condividiamo oggi il secondo dei cinque interventi al convegno sul Metaverso organizzato e promosso dalla nostra rete d’impresa YOUFM e lo facciamo condividendo la lectio magistralis della Prof.ssa Elena Lamberti che ha posto importanti riflettori sull’etimologia del Metaverso, la sua storia entrando anche in considerazioni di grandissimo valore.

C’era una volta il Metaverso” così esordisce Elena Lamberti, spiegando che nel suo campo il Metaverso esiste da più di 30 anni, all’interno della corrente letteraria fantascientifica denominata CyberPunk che negli anni 70, in epoca pre-cyberpunk un autore inglese J. G. Ballard ha definito così:

La nuova fantascienza dell’ultimo 900 non deve più creare degli ambienti immaginari e proiettarci nel futuro tout court, deve insegnarci la realtà e deve farlo a partire dall’innovazione tecnologica portandoci l’incubo e la ragione, il negativo e il positivo.”

Il Romanzo del 1992 “Snow crash” di Neal Stevenson inventa la parola Metaverso: uno spazio virtuale che gli uomini possono abitare attraverso avatar, collegandosi con dei terminali che sono distribuiti su tutto il territorio. Una dimensione in cui tutte le persone possono abitare due mondi contemporaneamente e avere relazioni attraverso il proprio avatar.

In letteratura il concetto del Metaverso è un upgrading di un’altra idea tecnologica studiata dagli autori Bruce Sterling o William Gibson nei primi anni ’80 con il concetto di Cyberspazio che non è un nuovo mondo virtuale o alternativo, ma si tratta del nuovo mondo dove convivono mutanti, androidi, esseri umani ed esseri prostetici.

Questi romanzi di fantascienza hanno regalato al mondo delle parole nuove che trent’anni fa erano parole immaginifiche ma oggi traducono dei concetti reali, come: Metaverso, hacker, cracker o ram; ma abbiamo perso la traccia etimologica, l’origine, il senso e la complessità.

La parola METAVERSO oggi fa parte della nostra lingua, lo dice l’Accademia della Crusca, ma l’etimologia data dalla Crusca lo definisce così “Il Metaverso nell’accezione italiana è una parola macedonia calco di quell’espressione vista nel romanzo”.
Purtroppo non è così perché in quel romanzo la parola Metaverso aveva una complessità a noi molto cara, quella dei greci e dei latini: il prefisso META (Metafisica) faceva ricordare la metafisica di Aristotele quindi l’indagine che va al di là della materia e del visibile, mentre il suffisso VERSO era una sintesi della parola UNIVERSO, ripresa dal latino dove l’idea era di un tutto, di un qualche cosa di completo. Universo inteso come tutto quello che abbiamo scoperto e tutto quello che ancora si deve scoprire.

Nel 1992 io mi sono immersa nel Metaverso, ma l’ho fatto attraverso un libro, oggi l’esperienza immersiva è multisensoriale. Gli effetti su di noi, fisiologici e neurologici, li stanno studiando e vedremo che conseguenze avranno, molto dipenderà da come decideremo di entrare in questa nuova tecnologia.

Io da studiosa di letteratura ho sempre molta perplessità quando il linguaggio della fantascienza, che è stato indubbiamente un linguaggio illuminato perché ci ha permesso di prevedere e anticipare il futuro, diventa il termine e il linguaggio per parlare del nuovo, come se fosse qualche cosa che abbiamo già visto e che esiste già, senza andare fino in fondo.

Io vorrei immaginare che questa parola Metaverso, nella nostra quotidianità ci porti a fare un’esperienza concettuale molto diversa, proprio perché noi passeremo dallo storytelling allo storyliving, dal raccontare storie, all’abitare storie, per cui l’ecologia dei media ci dice:

attenzione perché noi creiamo degli strumenti ma questi strumenti poi ricreano noi, ci lavorano addosso e c’è un’onda di rimbalzo”.

Per cui se non stiamo molto attenti rischiamo di diventare vittime della Narcosi di Narciso (Marshall McLuhan etichettava il “tecnofeticismo spinto” n.d.a.), in cui il giovane Narciso muore perché si innamora di se stesso riflesso nell’acqua, non si rende conto del processo, non si rende conto che c’è un’azione, è preso dal contenuto e dalla meraviglia diventando servo meccanismo di se stesso, si fa ambiente chiuso e muore.

Con questo non voglio assolutamente dire che dobbiamo avere paura dell’innovazione o del cambiamento, ma che dobbiamo abbracciarlo con consapevolezza, non con un appiattimento semantico ma con quella complessità e stratificazione filosofica, culturale, di trazione e di memoria per non morire vittime dell’incanto!

Per YOUFM, Elena Lamberti, è stata presentata da Beniamino Bacci

BUONA VISIONE!

🔷 Elena Lamberti è Professoressa Ordinaria di Letterature Anglo-Americane al Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’ Università di Bologna. Persegue una metodologia di ricerca interdisciplinare, con la letteratura nordamericana al centro di percorsi innovativi finalizzati alla lettura degli ecosistemi (mass)mediatici complessi.
È specializzata in letteratura modernista, memoria culturale, ecologia dei media, letteratura di guerra.
Su questi temi, è autrice di volumi e saggi pubblicati e riconosciuti a livello internazionale. Il suo volume Marshall McLuhan’s Mosaic. Probing the Literary Origins of Media Studies ha vinto il MEA Award 2016 for Outstanding Book in the Field of Media Ecology.

I nostri sponsor:
🔅 PDFOR Consulenza Direzionale
🔅 Macro Group SpA
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🔅 MEP
🔅 RebelHands

Per leggere, scaricare e sottoscrivere il manifesto per il servizi no-core unconventional ecco il link:

https://lnkd.in/d-T7_DhS

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